BRESCIA OGGI - Giovedì 11 Giugno 2009 PROVINCIA Pagina 17 

I SOCCORRITORI. I titolari di un’azienda gardesana specializzata nella produzione di vele hanno recuperato dai fondali i due amici. Un turista ha dato una mano «Tutti gridavano nessuno li aiutava» Marco Pedroni: «Si sono ripresi dopo il massaggio cardiaco» Sono rimasti tenacemente aggrappati alla vita grazie a due «uomini» di lago.  MARCO PEDRONI ABITA a Toscolano, Marco Ferrari a Gargnano: insieme gestiscono una ditta specializzata nella produzione di vele. Insieme ieri pomeriggio erano a Moniga per questione di lavoro. Insieme hanno strappato ai fondali i due ragazzi asiatici di Ghedi.  «Tutti urlavano, nessuno si tuffava: quando ho capito cosa stava succedendo ho tolto le scarpe, slacciato il marsupio e mi sono gettato in acqua» racconta poco dopo il salvataggio Marco Pedroni trattenendo a stento la tensione.  «I due ragazzi erano adagiati sul fondo in stato di incoscienza a tre metri di profondità a poca distanza dal pontile - continua l’imprenditore di Toscolano -: con il mio socio ho trascinato il primo ragazzo fino al pedalò issandolo a bordo. L’amico invece lo abbiamo riportato sul pontile grazie a un turista straniero». Marco Ferrari e Marco Pedroni si sono prodigati poi nel prestare i primi soccorsi alla coppia di amici asiatici. «Il polso di entrambi batteva flebilmente e abbiamo cominciato a praticare il massaggio cardiaco fino all’arrivo del personale sanitario».  MARCO PEDRONI NON SI sbilancia sulle condizioni dei due ragazzi rimasti a lungo sott’acqua. «Non sono un medico e non so neppure per quanto tempo siano rimasti esattamente sott’acqua - osserva -: di certo quando li abbiamo lasciati nelle mani dell’equipe dell’eliambulanza il loro cuore batteva ancora. Spero tanto possano farcela anche se dall’allarme ai soccorsi è passato molto tempo».  SULLE RIVE DEL LIDO DI MONIGA scenario del dramma c’era anche un’anziana residente. La sua testimonianza dà l’idea di quanto tempo i due amici asiatici siano rimasti senza ossigeno. «Ho sentito delle grida di aiuto provenire da uno dei pedalò - racco! nta - quando mi sono avvicinata al pontile dove si sbracciavano tante persone mi sono resa conto che c’erano almeno due persone inabissate. C’era grande agitazione ma da quel momento a quanto si sono tuffati i primi soccorritori sono trascorsi almeno dieci minuti».  UN TEMPO INTERMINABILE che non alimenta certo le speranze dei familiari dei due giovani che ieri si sono precipitati nella caserma dei carabinieri di Manerba per avere notizie precise sull’accaduto. «Non abbiamo informazioni ufficiali - spiega all’ingresso della stazione un parente di Tamur, il ragazzo scampato alla tragedia -: sappiamo solo che uno dei due ragazzi è caduto in acqua, il suo amico ha cercato di aiutarlo ma è andato a fondo anche lui. Nessuno dei tre sapeva nuotare: è stata una terribile fatalità». Interviste raccolte da Gianluca Ginepro
 
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